Un luogo di pellegrinaggio

Il santuario della Beata Vergine delle Grazie sorge lungo la via Persicetana, tracciata verso la metà del XIII secolo quale collegamento con Bologna. Secondo la tradizione, sul punto della strada ove ora si trova il santuario sorgeva fino al X secolo un’altra chiesa dedicata al Bambino Gesù. Accanto alla chiesa, situata su un’altura, si trovava un pilastrino recante l’immagine dipinta di una Madonna con Bambino. Da qui deriva la denominazione popolare del santuario, diffusa ancora oggi: “Madonna del Poggio” (dal latino podium, pogium: rilievo, altura). Poco lontano dall’immagine sacra sgorgava una fonte considerata miracolosa per le sue proprietà taumaturgiche. L’immagine della “Madonna del Poggio” incominciò allora ad essere venerata da molti; per questa ragione si ritenne utile custodire il ritratto in un’apposita cappella.

Nel 1433 la cappella fu inglobata in un edificio di più ampie dimensioni, costruito probabilmente da Mastro Giovanni Ferrari, un persicetano famoso per le sue opere di pietà religiosa, autore tra l’altro anche della chiesa di Sant’Apollinare. Verso la metà del XV secolo, la chiesa fu di proprietà dell’influente famiglia Busi; nel 1494 passò invece ai Padri Gerolamini di San Barbaziano a Bologna.
Quattro anni dopo il loro insediamento, questi iniziarono la costruzione dell’edificio attuale, più vasto, per contenere le folle di pellegrini che giungevano continuamente ad implorare grazie e guarigioni alla venerata Madonna.

Nel 1505 però un terremoto provocò gravi danni alla struttura e il santuario venne definitivamente completato e ulteriormente ampliato solo verso la metà del secolo. Nell’Ottocento molti furono gli interventi di modifica: fu demolito il portico della facciata, vennero rifatte la facciate e le finestrature, fu costruito ex novo il campanile. Nel 1859 l’immagine della Madonna venne portata per la prima volta in processione per le vie di Persiceto. Da quel momento il rito si incominciò a perpetuare con regolarità e ancora
oggi si ripete in occasione delle Rogazioni annuali.
Disgraziatamente il dipinto fu trafugato nell’aprile del 1977 e quindi sostituito con una copia.

Visita alla chiesa

La chiesa attuale presenta una bella facciata in cotto con un maestoso portale, un rosone e delle finestre in stile gotico. L’interno è a navata unica con volta a botte; ai lati si dispongono sei cappelle (nonostante in origine ce ne fossero ben otto), la prima delle quali, sul lato sinistro accanto all’entrata, è dedicata alla Beata Vergine.
Si tratta in realtà di una vera e propria stanza dove è collocato un ciborio quadrangolare con volta a crociera. Qui si trova l’altare che ospita l’immagine tanto venerata. Alla sua sinistra si trova il monumento funebre del canonico Antonio Busi, realizzato nel 1506 dallo scultore Vincenzo Onori (attivo a Bologna tra il 1493 e il 1524).
L’opera, situata su un’alta nicchia, raffigura il defunto – in abito canonicale con le mani incrociate sul petto e i piedi poggiati su di un libro – disteso sopra ad un sarcofago sorretto da zampe di grifo.
Quattro medaglioni recano le figure di antichi luminari del diritto, mentre sotto l’epigrafe dedicatoria compare lo stemma dei Busi (una torre sormontata da tre stelle). Sempre nella nicchia, sopra il sarcofago, vi è un affresco che rappresenta Dio benedicente in gloria d’angeli.

Ritornando nella navata, la cappella successiva presenta un crocifisso ligneo policromo, posto sopra alla porta che funge da entrata secondaria. Nella terza cappella si trova il pozzo (poi impiegato come fonte battesimale) la cui acqua era considerata miracolosa; nello stesso ambiente si può ammirare la pala d’altare della Madonna col Bambino e i Santi Giovanni Battista, Francesco e Giacomo (olio su tela, probabilmente del XVII secolo) proveniente dalla distrutta chiesa di San Giacomo del Martignone. Nella quarta
cappella è collocata la statua del Sacro Cuore di Gesù e più avanti una croce lignea con la sinopia (disegno preparatorio in terra rossa) dell’immagine di Gesù.

Di grande interesse è il ciclo pittorico del ‘500
che decora l’abside, ritenuto opera di maestranze lombarde e oggetto di un restauro nel 1988. Gli affreschi sono contenuti negli spicchi e nelle lunette della volta, ove si possono distinguere la Vergine Assunta (al centro) affiancata a sinistra dai Santi Girolamo, Michele Arcangelo ed Eusebio da Cremona e a destra da San Giovanni Battista e dal Beato Lape de Olmendo. Al centro della parete absidale è raffigurata l’Adorazione dei pastori, attribuita a Biagio Pupini detto Biagio dalle Lame (attivo a Bologna tra il 1511 e il 1551). Sull’altare maggiore è collocato un monumentale tabernacolo ligneo risalente al 1752. La struttura, alta ben 4,5 metri, raffigura un tempio protetto da cupola suddiviso in due ordini: alla base c’è un colonnato ionico sormontato da un corpo d’ordine corinzio. Attribuito da alcuni studiosi all’architetto Pietro Fiorini (1538-1629), deve la decorazione marmorea e la decoratura (1647) ai fratelli Carlo e Cesare Abbati di Bologna.

Riprendendo il percorso lungo l’altra navata, nella prima cappella ci si imbatte nell’Ultima Comunione di San Girolamo (olio su tela, copia di un dipinto di Agostino Carracci). Nella cappella successiva è conservato l’affresco dei Santi Giovanni Battista e Lucia (sec. XVII), mentre nella terza cappella si trova un crocifisso proveniente dall’antico oratorio della chiesa di San Giacomo, nonché due dipinti raffiguranti l’Adultera e l’episodio della Guarigione del cieco nato (oli su tela). Infine, affisso ad una parete della quarta cappella, vi è un pregevole paliotto (rivestimento della parte anteriore dell’antico altare della Beata Vergine).