La sede

Il museo occupa gli ambienti di maggior pregio della canonica settecentesca attigua alla Collegiata di San Giovanni Battista in piazza del Popolo. La struttura dell’edificio è rimasta quasi inalterata, consentendo di apprezzare l’articolazione degli appartamenti in una zona privata ed un’area ad uso pubblico per i ricevimenti. Due ampie logge servono da comunicazione tra i vari ambienti. La canonica è collegata alla Collegiata, edificata tra il 1671 e il 1698, su progetto di Paolo Maria Canali. Dalle sale museali il percorso di visita si completa in chiesa, con importanti opere (fra cui Guercino, Francesco Albani, Ercole Graziani), costituendo così un unico corpus dei beni storico-artistici appartenenti alla comunità persicetana. Il museo riunisce quindi in un’unica sede opere d’arte, altrimenti poco accessibili, prodotte a partire dal XIV secolo, diverse per qualità e rilievo storico e da tempo oggetto di restauro, studio e catalogazione. 

Le collezioni

All’interno del museo sono esposti circa cinquanta dipinti della grande scuola bolognese del XV-XVIII secolo e oltre quaranta oggetti di uso liturgico datati a partire dal XIV secolo. Il dipinto di maggiore pregio è la straordinaria tavola del San Giovanni Battista, dedicato al patrono locale, uno dei capolavori di Francesco Raibolini, detto il Francia (1450-1517). Di particolare interesse anche i dipinti di Alessandro Tiarini, Donato Creti ed Ercole Graziani. Alcune opere sono di recente attribuzione: si tratta di Antonio Randa (“Madonna e San Gregorio Magno intercedono per le amine del Purgatorio”) e del persicetano Ercolino De Maria (“Annunciazione”). Meritano una segnalazione anche due ovali riproducenti San Filippo e San Giacomo, le prime opere giovanili di Ubaldo Gandolfi, illustre membro di una famosa famiglia di artisti cui diede i natali la frazione di San Matteo della Decima. Emblema del museo è un’altera Salomè che protende a trofeo la testa mozzata di San Giovanni Battista, proveniente da una pregevole pala d’altare dei fratelli Alberto e Fabio Fabbi aderenti alla corrente orientalista (fine XIX secolo).

Fra le varie opere, si segnala una curiosità nel dipinto raffigurante la cena di Emmaus. Grazie allo spiccato gusto realista dell’autore del quadro – un anonimo artista italiano del XVII secolo – fra le pietanze in primo piano sulla tavola si può notare una delle più antiche rappresentazioni conosciute del parmigiano reggiano.

Gli arredi

Il nucleo di arredi comprende pezzi di considerevole importanza, tra cui l’opera d’arte più antica del museo: una serie completa di libri liturgici databile tra il 1370 e il 1380. Si tratta di cinque corali in pergamena, decorati con miniature di recente attribuite alla bottega del bolognese Nicolò di Giacomo, appositamente commissionati per la Collegiata dal vescovo di Bologna Filippo Carafa. In esposizione si può ammirare anche una ricca serie di argentieri emiliani, tra cui due paci del XVI secolo e un ostensorio del celebre orafo bolognese Camillo Canali (1743-1796). Notevoli, infine, alcuni prestigiosi regali offerti dal Papa bolognese Benedetto XIV alla Parrocchia nel 1751: due preziosi calici, parte di un servizio da messa papale, di provenienza romana, e un reliquiario meridionale di San Nicola di Bari, tutti del XVIII secolo. Completano l’arredo museale alcune credenze barocche bolognesi .

 

Informazioni
piazza del Popolo 22
tel. 051.821254