Le origini

La chiesa della Beata Vergine della Cintura fu eretta nel 1574 per volere della Confraternita del SS. Sacramento (anche detta del Venerabile Corpo di Cristo), che aveva il compito di assistere gli infermi e di accompagnare col suo stendardo i defunti alla sepoltura. Nell’ambito della comunità locale la confraternita godeva di notevole prestigio e spesso i numerosi confratelli le elargivano generose donazioni.

La chiesa, con annesso oratorio, fu progettata dell’architetto Alfonso Lombardi e costruita nella piazza dell’antico mercato delle bestie o foro boario (ora piazza Garibaldi), su un’area rimasta scoperta dopo la lenta demolizione della rocca di Persiceto. In origine l’interno si presentava spoglio, senza ornamenti o statue, non era molto vasto e possedeva soltanto due altari: sul maggiore, in legno, era posta una tavola rappresentante l’Ultima cena (conservata attualmente nel Museo d’Arte Sacra), mentre sull’altro altare era raffigurato un quadro raffigurante Cristo e i quattro Evangelisti di cui si sono perse le tracce.

Nonostante la chiesa fosse stata completata da molti anni, ai confratelli vi fu consentito l’ingresso solo nel 1603. Nel 1639 venne istituita nella chiesa la Compagnia della Beata Vergine della Consolazione, detta della Cintura, esistente sin dal 1589 con un suo altare nella Collegiata. Da allora la chiesa ricevette dal popolo la sua denominazione attuale di Chiesa della Cintura. Nel 1666 fu costruita una nuova sagrestia attigua e nel 1712 fu completato anche il vasto oratorio.

Nel ‘700 la chiesa fu completamente ricostruita dall’architetto Alfonso Torreggiani. I lavori si protrassero fino alla fine del secolo, quando la Compagnia, pur in ristrettezze economiche, riuscì a terminare la navata della chiesa. Nel 1798 il Delegato Governativo Monari di Cento, in seguito alla soppressione di tutte le confraternite, prese
possesso di tutti i beni della Compagnia. Ciò nonostante, la chiesa rimase aperta. Col ritorno dello Stato pontificio la Compagnia del SS. Sacramento fu ricostituita e poté riprendere possesso della chiesa, restaurandola e abbellendola finalmente con statue ed un nuovo altare.

Visita dell’interno

Entrando nella chiesa dall’entrata principale, sopra all’altare della cappella di sinistra si trova un reliquiario in legno dorato che un tempo custodiva un pezzetto della Santa croce; accanto trova posto la statua di Gesù Nazareno, opera di Massimiliano Putti (1809-1890).
Sull’altare maggiore è esposta la statua della Beata Vergine della Cintura dello scultore Giacomo De Maria (1762-1838); dello stesso artista sono le statue in gesso di Davide e Mosè, poste ai lati dell’altare. Volgendo le spalle all’altare maggiore, sulla sinistra della navata, sopra all’altare dedicato a San Gaetano è posto il dipinto di Giuseppe Varotti (1715-1780) raffigurante l’estasi del santo (olio su tela).

Accanto all’altare, all’interno di una nicchia, si trova la statua di Santa Liberata (sec. XVII). Più avanti è collocata la Pietà, una statua in terracotta policroma dello scultore persicetano Vincenzo Testoni (1800-1871). La Chiesa è arricchita anche da un prezioso organo settecentesco costruito dalla celebre famiglia Traeri. Oltre
all’Ultima cena, la chiesa conservava anche altre tele ora esposte nel Museo d’Arte Sacra.

L’oratorio

Alle spalle dell’altare maggiore della chiesa si trova il pregevole oratorio del SS. Sacramento. Durante i lavori di costruzione avvenne un fatto ritenuto miracoloso: un ponteggio in legno su cui si trovavano il Rettore della Compagnia e dieci muratori crollò rovinosamente, lasciando però tutti illesi. Una tavoletta votiva appesa oggi nella
canonica della Collegiata conserva la memoria dell’accaduto.

Nell’oratorio sono tuttora conservate diverse opere d’arte, fra cui un prezioso coro in legno di noce del XVIII secolo e una tela di scuola ferrarese della seconda metà del Seicento raffigurante l’Ultima cena e cinque scene di miracoli eucaristici. Il dipinto reca nel centro un’apertura che consente di vedere la retrostante statua della Madonna
con Bambino. Nell’oratorio erano conservate anche due tele del ‘600: la Natività della Vergine di Vincenzo Spisanelli (1595-1662) e il Transito di San Giuseppe attribuito a scuola romana, ora esposte nel Museo d’Arte Sacra .