Durante il periodo napoleonico le parrocchie del
territorio persicetano e santagatese furono aggregate in modo da
formare quattro cantoni (1796) e la nuova Municipalità di S. Giovanni
in Persiceto fece parte, per breve tempo, del Dipartimento dell’Alta
Padusa, del quale era capoluogo Cento (1797), poi divenne capoluogo
della Municipalità distrettuale del Samoggia. Tra il 1798 e il 1799 la
vita della comunità fu turbata da tumulti, saccheggi, requisizioni e
altri disordini (nella seconda metà del 1799, ritiratisi i francesi e i
cisalpini, il Persicetano fu invaso dagli austrorussi, i quali si
affrettarono a restaurare l’antico regime, ma nel luglio 1800 era già
ripristinata la Municipalità distrettuale del Samoggia). 

Dopo la costituzione della Repubblica italiana (1802),
San Giovanni in Persiceto tornò a dipendere da Cento, dove fu istituita
una VicePrefettura. Con i primi anni dell’Ottocento e la costituzione
del Regno d’ltalia (marzo 1805) tornò la quiete nel territorio
persicetano, ma questa fu di nuovo turbata nel 1814 alla caduta di
Napoleone fino a che, nel luglio 1815, fu restaurato il governo
pontificio

Nel ventennio 1796/1815, pur cambiando le strutture amministrative e la
loro denominazione, a S. Giovanni in Persiceto continuarono a ricoprire
le cariche pubbliche per lo più le solite famiglie, evidentemente
fornite di una particolare capacità di adattamento. Negli stessi anni,
con l’abolizione dei privilegi feudali e delle decime, la confisca e le
vendite delle terre ecclesiastiche, si ebbe l’accumulazione del
patrimonio fondiario; si estese la coltura del riso con la conseguente
crisi del sistema mezzadrile e la formazione del
bracciantato. 

Dopo la restaurazione del potere pontificio furono eseguiti notevoli
lavori per il miglioramento edilizio del “castello”,
il quale nel 1838 dal papa Gregorio XVI ottenne il titolo di città. Nel
1857 i Persicetani ricevettero la visita di Pio IX, ma anche qui
serpeggiavano segretamente gli ideali liberali e l’aspirazione
all’indipendenza e all’unità nazionale. 

Alcuni giovani persicetani parteciparono come volontari alle
guerre d’indipendenza ancor prima dell’annessione
della nostra regione al Regno di Sardegna (1860), ma quando fu
reintrodotta dal governo nazionale l’odiosa tassa sul macinato, S.
Giovanni in Persiceto fu teatro di una memorabile ribellione dei
contadini (7 gennaio 1869). Intanto alcune botteghe artigiane si erano
ampliate trasformandosi in fabbriche che occupavano centinaia di
operai: per esempio, fabbri chiodaroli diventarono imprenditori e
produssero letti e mobili in ferro che varcarono i confini d’Italia,
tanto che S. Giovanni in Persiceto meritò il nome di piccola
Manchester dell’Emilia

Negli ultimi decenni dell’Ottocento si estese l’istruzione pubblica, il
tradizionale insegnamento classico fu sostituito da una scuola tecnica,
sorse la Società di mutuo soccorso fra gli artigiani e gli operai; nel
Carnevale 1874 si ebbero i primi corsi mascherati; nel 1876 fu
costituita la Società Ginnastica Persicetana; nel 1877 fu aperta al
pubblico la Cassa di Risparmio; dieci anni dopo fu inaugurato il tronco
Bologna/Persiceto della ferrovia Bologna/Verona.

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ultimi cent’anni