La storia

Il Carnevale storico persicetano nasce ufficialmente nel 1874, anno in cui fu fondata la Società di Bertoldo, ma già secoli prima se ne trovano le tracce in scritti di studiosi di storia locale. Nella sua storia di Persiceto, Giovanni Forni, in corrispondenza dell’anno 1893, scrive: “In una sol cosa i Persicetani, nonostante le profonde dissensioni politiche, si trovavano d’accordo e cioè nel divertirsi e nel far divertire in tempo di carnevale. Una società, fondata già da molti anni, intitolata a Bertoldo e che si aggregò l’altra già del ribelle suo figlio Bertoldino, riunì soci di ogni classe e di ogni partito ed indisse corsi mascherati, feste popolari, veglie danzanti, lotterie di beneficenza e divertimenti popolari per modo che mentre negli altri paesi il carnevale era da gran tempo morto e sepolto, a Persiceto riviveva con tanto brio come e più che ai bei tempi antichi”.

La maschera di Bertoldo

La stella del Carnevale Persicetano è rappresentata dal personaggio di Bertoldo, accompagnato dal figlio Bertoldino e dalla madre Marcolfa: tre figure immaginarie nate dalla fantasia dello scrittore cinquecentesco Giulio Cesare Croce (1550-1609) che visse proprio a San Giovanni in Persiceto. Nell’opera “Le sottilissime astuzie di Bertoldo”, scritta dal Croce nel 1606, il villano Bertoldo incarna la quintessenza dell’arguzia, dello sberleffo irriverente e del linguaggio essenziale, diretto e fatto di cose concrete. Per questo ed altre cose ancora, Bertoldo, entrato nell’immaginario collettivo come il contadino “scarpe grosse e cervello fino”, è da sempre l’ispiratore del Carnevale Persicetano.

La manifestazione

Ancora oggi nel più che centenario carnevale persicetano, i carri allegorici – realizzati da folti gruppi di amici, scenografi e progettisti riuniti in oltre quindici società – sfilano per le vie del centro preceduti dal re del carnevale Bertoldo, con Bertoldino, la moglie Marcolfa e la loro corte. La manifestazione si svolge in due domeniche, contraddistinte, la prima, dalla trasformazione dei carri, la seconda, dalla premiazione delle società vincitrici.

Lo Spillo

Peculiarità indiscussa del carnevale persicetano è “Lo Spillo”, dal dialetto “al Spéll” (letteralmente “zampillo” o “schizzo”, ma anche con il significato di trasfigurazione). La prima delle due domeniche di carnevale, una volta giunti in piazza, i carri si trasformano quasi completamente, “dischiudendosi” e svelando così la propria allegoria. Per mezzo di ingegnosi meccanismi nascosti, appaiono forme nuove, colori inediti e maschere e personaggi che recitano una breve pantomima. Il carro si fa così palcoscenico, la piazza diventa teatro e la sfilata si muta in rappresentazione. Dalla “scatola chiusa” del carro, come dal cilindro di un grande mago, può uscire di tutto: angeli e diavoli, navi semoventi e animali strabilianti, fiori bellissimi e frutti giganteschi, grandi raffigurazioni di personaggi famosi, esplosioni e fumi di ogni colore.

La premiazione

Nella domenica conclusiva si tengono le immancabili premiazioni.  Sulla base dell’esecuzione dello spillo, una giuria di esperti, composta da tre membri suddivisi per materia di competenza (pittura e scultura, architettura e costruzione, soggetto e svolgimento), assegna ad ogni carro un punteggio. Al termine della lettura dei giudizi della giuria viene consegnato alla società carnevalesca uno stendardo (o gonfalone) colorato con il numero della posizione conquistata in classifica. Ogni Stendardo ha un proprio colore: più alta la posizione in classifica, più chiaro il colore dello stendardo. La società vincitrice porterà quindi nella propria sede uno stendardo bianchissimo, mentre la società classificata per ultima lo riceverà purtroppo di colore nero.

Per ulteriori informazioni:
www.carnevalepersiceto.it

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